Una celebre campagna pubblicitaria recitava "la rivoluzione non russa". Dobbiamo però ammettere che talvolta si assopisce. Questo blog è nato in occasione di una fiammata di indignazione e rivolta contro la legge 133-2008 che tagliava le risorse per la ricerca in Italia (FFO). I promotori del blog roveriot e della protesta, un gruppo di dottorandi e post-doc, sono attualmente quasi tutti emigrati in Germania e i pochi che resistono li raggiungeranno fra breve.

A due anni di distanza un gruppo di ricercatori della Facoltà di Scienze Cognitive aderisce alla protesta nazionale contro il DDL Gelmini di riforma dell'Università in discussione in Parlamento, dichiarandosi INDISPONIBILI a ricoprire incarichi didattici per l'AA 2010-2011. La decisione di utilizzare nuovamente questo blog in continuità con l'opposizione agli attacchi all'Universitaria, alla Ricerca e ai Ricercatori italiani.

giovedì 30 settembre 2010

Scioglimento della riserva ad accettare incarichi didattici

Rovereto, 7 settembre 2010

Le ricercatrici ed i ricercatori firmatari del presente documento

- vista la nuova versione del DdL 1905 approvata dal Senato della Repubblica in data 29/07/2010;
- visto il comunicato della CRUI del 3 agosto 2010 ove si ribadisce la necessità di un’azione forte per introdurre nel DdL misure correttive in relazione allo sviluppo di carriera dei ricercatori universitari e alla valorizzazione del loro apporto alla vita universitaria;
considerata la mozione sul DdL 1905 già presentata dai ricercatori di questa Facoltà e fatta propria dal Consiglio di Facoltà del 6 maggio 2010;
- vista la richiesta della Presidenza di esprimersi in modo definitivo entro il 30 agosto 2010 in merito alla riserva all’accettazione di affidamento di corsi per l’a.a. 2010-2011 espressa dalla maggioranza dei ricercatori di questa Facoltà prima della presentazione del manifesto degli studi 2010-2011;

hanno comunicato alla Presidenza la loro decisione di non accettare l’affidamento dei corsi deliberati nel Consiglio di Facoltà del 6 maggio scorso.

Nonostante le modifiche apportate al DdL di riforma dell’Università nel passaggio al Senato, ed in particolare nonostante l’eliminazione della stortura legislativa che parificava i Ricercatori Universitari ai Professori in merito al carico didattico, alcuni dei punti critici sollevati dalla Mozione del 6 Maggio 2010 rimangono assolutamente inaccettabili.

In particolare:
- la gestione della transizione al nuovo regime di reclutamento è inefficace e poco chiara. In assenza di un adeguato piano di finanziamento, infatti, le nuove procedure ed i vincoli temporali imposti non consentiranno la chiamata ad associato di un numero di ricercatori a tempo indeterminato adeguato alle necessità di sviluppo degli atenei, indipendentemente da meriti scientifici e abilitazione nazionale;
- viene ulteriormente accentuato il problema del precariato nell’accesso al ruolo di docente introducendo una nuova forma contrattuale (Ricercatore a tempo determinato, Art. 21 comma 3 lettera a) che, pur contemplando obblighi di didattica, non prevede alcuna tenure track. Tale figura di docente precario diventa l’unico modo per poter accedere alla tenure track prevista nel DdL, possibilità che viene invece preclusa all’enorme numero di precari (borsisti, post-doc, ecc.) già presenti nell’area pre-ruolo;
- è ridotto fino all’annullamento il ruolo dei ricercatori, sia a tempo indeterminato sia a tempo determinato, all'interno dell'autogoverno dei futuri dipartimenti e dell’Università in genere.

Ai punti sollevati si aggiungono ulteriori preoccupazioni. Ad esempio il D.L. 78/2010 recentemente entrato in vigore prevede tagli stipendiali particolarmente severi per i ricercatori e i docenti con poca anzianità di servizio. Inoltre, in base ad una interpretazione della legge 102/2009, alcuni atenei hanno già messo in atto misure di pensionamento forzato nei confronti dei ricercatori, non ritenendoli inclusi nell’eccezione prevista per la sua applicazione nei confronti dei professori universitari. Simili azioni sottolineano l’ambivalenza nei confronti dei ricercatori universitari che continuano ad essere una figura che non trova una definizione legislativa chiara in termini di status giuridico.

Per questi motivi, la maggioranza dei ricercatori universitari di questa Facoltà ritiene necessario proseguire la propria azione di protesta, che attualmente si limita all’esercizio di un diritto sancito dalla normativa vigente e che consente loro di rifiutare la titolarità di corsi. La sola eventualità di attuare questa forma di protesta, minacciata dai ricercatori di moltissimi atenei nei mesi scorsi, è servita a focalizzare l’attenzione sui problemi sollevati da parte della CRUI e del CUN, che si sono impegnati attivamente per sensibilizzare gli organi legislativi.
La decisione di rifiutare la titolarità dei corsi affidati è stata particolarmente sofferta, considerando che tutti i firmatari del presente documento sono consapevoli dei possibili disagi che la loro decisione potrebbe porre alla gestione dei corsi di laurea previsti dal
manifesto approvato nella seduta del 6 maggio. Auspichiamo tuttavia che questa iniziativa serva a mantenere alta l’attenzione e la preoccupazione sulla forma dell’attuale DdL e a promuoverne un miglioramento nei futuri passaggi legislativi. Ci auguriamo, inoltre, che questa nostra azione contribuisca a sensibilizzare ulteriormente l'opinione pubblica. Pertanto sollecitiamo i colleghi del Consiglio di Facoltà, qualora condividessero le perplessità sulla forma attuale del DdL, a ribadire il loro appoggio alla nostra protesta, in modo da rafforzarne l’impatto.

Gianpaolo Basso, Claudia Bonfiglioli, Maria Micaela Coppola, Simona de Falco, Chiara Finocchiaro, Jorge Jovicich, Luigi Lombardi, Veronica Mazza, Valeria Anna Sovrano, Katya Tentori, Lucia Savadori, Francesco Vespignani.

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